La bambina che guardava i treni partire


Autore: Ruperto Long

Genere: Storico

28 Settebre


Francia, 1940. La seconda guerra mondiale è ormai alle porte e i Wins, ebrei di origine polacca, rischiano di essere deportati. Alter, lo zio, è partito per la Polonia nel tentativo di salvare i suoi familiari, ma è stato preso e rinchiuso nel ghetto di Konskie. Il padre della piccola Charlotte vuole evitare che la sua famiglia subisca lo stesso destino, così si procura dei documenti falsi per raggiungere Parigi. Ma dopo soli quarantanove giorni si rende conto che la capitale non è più sicura e trasferisce tutti a Lione, sotto il governo collaborazionista di Vichy. Charlotte a volte esce di casa, e davanti ai binari guarda passare i treni carichi di ebrei deportati. Ben presto suo padre si rende conto che nemmeno Lione è il posto giusto per sfuggire alle persecuzioni e paga degli uomini perché li aiutino a raggiungere la Svizzera. Un viaggio molto pericoloso, perché durante un incidente i Wins si trovano molto vicini alla linea nazista… Una fuga senza sosta, di città in città, per scampare al pericolo, sostenuta dalla volontà ferrea di un padre di salvare a tutti i costi la propria famiglia.





Ciao, dolcezze.
Se seguite il nostro blog, saprete benissimo che amo tantissimo i libri che trattano della seconda guerra mondiale, e grazie alla Newton Compton Editori ho potuto leggere "La bambina che guardava i treni partire" di Ruperto Long.

È una storia, quella di Charlotte e della sua famiglia ebrea, che parte nel 1938 dal Belgio occupato dai nazisti, passa attraverso le leggi raziali della Francia, i tentativi di raggiungere la (poco) neutrale Svizzera, la ricerca della salvezza.
Il suo lungo viaggio ci viene raccontato da chi, nel bene o nel male, avrà in qualche modo fatto parte della sua fuga.
Conosceremo così Domingo López Delgado, uruguaiano, volontario della Legione
straniera francese. Anne Michelle Lafourcade, cantante parigina residente a Lione, amica di Jean Moulin. Matthias, ufficiale tedesco delle SS, caporale nel campo di sterminio di Treblinka. 
E molti altri ancora, tutti appartenenti a nazioni e credi diversi, anche se non tutti interagiranno tra di loro o direttamente con lei.
La sua storia ci viene raccontata dall'autore come se fosse una lunga intervista ai protagonisti, vi sembrerà di assistere ad una puntata de "La storia siamo noi", testimonianze crude di fatti realmente accaduti, di persone realmente esistite.
Lo stile è incalzante, il racconto è accompagnato da foto e documenti, l'autore è stato in grado di mantenere un ritmo sostenuto e la curiosità del lettore continuamente stuzzicata: vi basti pensare che l'ho letto in un solo giorno.
Ho apprezzato in particolar modo il modo in cui Ruperto Long ha saputo dimostrare la veridicità di quanto scritto, come ha saputo intrecciare avvenimenti storici a storie disperate di speranza e di coraggio.
Victor Hugo scriveva della malinconia che è "la gioia di sentirsi tristi". 
Ed è proprio così che mi sono sentita alla fine di questo meraviglioso libro: felice per quanti sono riusciti a sfuggire all'orrore delle leggi razziali e dei campi di sterminio, triste per chi invece non ha avuto nessuna possibilità di farcela e per chi, ancora oggi, è obbligato a lasciare la propria casa ed i propri affetti solo perché qualcuno ha deciso di considerarlo "diverso".
Leggete queste storie, interessatevi della storia, perché i testimoni diretti di quanto accaduto stanno scomparendo e noi, nel nostro piccolo, abbiamo l'obbligo di non dimenticarli e di non di dimenticare.
Buona lettura!



Voto libro - 5 Wow Meraviglioso






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