L'ultimo di noi


Autore: Adélaïde Clermont-Tonnerre

Genere: Narrativa

20 febbraio

Dresda, 1945. Sotto un diluvio di bombe, una ragazza muore dando alla luce un figlio. Nell'affidarlo alla carità di estranei, consegna loro anche il nome del neonato, come una promessa di futuro. New York, 1969. Nella Manhattan di Andy Warhol e Jimi Hendrix, un giovane imprenditore rampante è pronto a tutto pur di conquistarsi un posto nel mondo e nel cuore dell'unica donna che è riuscita a farlo innamorare. Lui, Werner, orfano di genitori ignoti, è convinto di poter scrivere la propria vita da zero. Lei, Rebecca, figlia di uno degli uomini più facoltosi d'America, è uno spirito libero. La passione li travolge senza limiti. Ma la felicità ha le ore contate. Una rivelazione inattesa strappa a Werner quel futuro che credeva di avere già in pugno. C'è qualcosa, nelle sue origini oscure, che rischia di separarlo per sempre da Rebecca. Se vuole davvero lottare per il suo amore, Werner dovrà fare i conti con il passato, ripercorrendo a ritroso la storia alla ricerca della sua vera identità, la cui unica traccia è cucita da sempre dentro i suoi vestiti di bimbo: "Si chiama Werner Zilch. Non cambiategli il nome, è l'ultimo di noi."

Salve lettori,
oggi ho una nuova recensione per voi. Sicuramente rimarrete meravigliati dal genere di cui mi accingo a parlarvi, ma ogni tanto bisogna pur cambiare. 
Innanzitutto voglio ringraziare la Sperling&Kupfer per il regalo inaspettato. Ricevere “L’ultimo di noi” è stata una gradevole sorpresa, anche se in un primo momento sono rimasta un po’ perplessa. Sapete che amo le storie forti, quelle crude che lasciano il segno, ma questo libro, pur non essendo una di quelle, è stata una gradevole lettura che mi ha lasciato una piacevole sensazione.

“Si chiama Werner. Werner Zilch. Non cambiategli il nome. È l’ultimo di noi.”

Questa frase la troverete all'inizio del libro, dopo pochi capitoli, in una scena abbastanza forte. Una di quelle che ti fanno venire la pelle d’oca. 
Non sarà presente solo lì, ma verrà vistata anche in altre circostanze. Ma passiamo oltre, vi spiego un po’ di cosa tratta questo libro.
Questo romanzo è suddiviso in due epoche, in due amori. 
Il primo l’amore per un figlio, l’altro quello per la propria vita. 
In entrambi l’unico protagonista è Werner Zilch. 
Un bambino, si potrebbe dire, baciato dalla fortuna già in tenera età e di cui, nel romanzo, leggeremo ogni passo della sua vita. 
Partiamo dal 1969: tutto ha inizio con Werner che sembra essersi invaghito di una donna. 
Mette subito in chiaro che è un giovane Don Giovanni, ma sa che la donna da cui è stato attratto solo dalla caviglia elegante e sensuale, è la donna della sua vita. 

“Vogliono che gli uomini si innamorino e considerino un mascalzone chi non lo fa. Pensano che l’amore abbia il potere di mondare i peccati carnali. Al contrario di Marcus… io facevo volentieri a meno di quella candeggina primordiale che è il sentimento.”

Subito dopo ci troveremo catapultati nel 1945, un’epoca che difficile è dir poco. Qui conosceremo Luisa, una giovane donna schiacciata dal dolore fisico del parto del suo amato figlio. 
Tra bombardamenti e pochi attrezzi per un parto, Luisa darà alla luce, grazie a un giovane medico, suo figlio Werner, nato con tutto l’amore che la madre aveva per lui e già pronto a combattere le battaglie che la vita gli impone. Così inizia una corsa contro il tempo: bisogna trovare una balia che nutra quel tenero bambino, in quanto Luisa, dopo aver sentito il primo respiro di suo figlio, ha abbandonato il mondo.

“La conoscevo bene, quell'antica ferita. Non ne avevo più sofferto dall'adolescenza, dopo anni in cui mi ero chiesto per notti intere perché i miei “Veri genitori” mi avessero abbandonato. Ero solo, ero perso.”

Ed è così che prosegue il libro, trasportandoci da un epoca all’altra. Facendoci conoscere il passato e il presente di questo uomo. Werner ha conosciuto la felicità, ma ha anche incontrato la paura, la sopravvivenza, l’abbandono.
Insomma, la sua vita è una di quelle che si possono descrivere come segnate dal destino.
Il suo personaggio spesso è irritante, presuntuoso, ma tutto sommato, a volte, ci ritroviamo anche a comprenderlo. 
Ha la fortuna di essere affidato a una famiglia amorevole all’età di tre anni e anche se non è un tipo loquace, i genitori non perdono le speranze, lo amano come se fosse loro. 

"L’ultimo di noi" di Adélaïde Clermont-Tonnerre, è una storia di vita. È un intreccio d’amore, intrighi e suspense. Ci fa immergere in pagine di storia, d’amore, di vita. 
È uno di quei romanzi che si ricorda, perché è scritto come se un caro familiare si sedesse su una sedia a dondolo raccontandoti gli aneddoti della vita di Werner.

“L’indulgenza di una donna cementa l’abitudine, ma raramente dà le ali dell’amore.”

Purtroppo, molte volte mi è venuta voglia di chiudere il romanzo. Lo stile dell'autrice può risultare meticoloso nella narrazione storica, anche se si riprende egregiamente con nuovi eventi per far sì che non ci allontaniamo del tutto da quelle righe. È uno storico di spessore, racchiude molte verità sulla guerra, su fatti realmente accaduti, forse per questo ogni tanto avevo bisogno di distaccarmi, di riemergere dal quel passato pesante. Troppo dolore in quell'epoca dove la guerra non aveva pause e non aveva scuse.
Insomma lettori, se cercate una lettura che segni un certo periodo della vostra vita, è sicuramente questo. La storia di un uomo che segna il suo destino, che affronta le vicissitudini della vita con un sorriso, senza mai dimenticare la forza interiore. Travolgente a tratti e insidioso molto spesso, questo è un libro che va letto.
Buona lettura.

Voto storia - 4 Bellissimo





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