Delitto nel campo di girasoli


Genere: Gialli e Thriller

Autore: Marzia Elisabetta Polacco 

10 maggio


Il ritrovamento del cadavere di una bambina in un campo di girasoli sconvolge la vita monotona di un paesino umbro
Borghereto, sonnolento paesino dell’Umbria, ha poco da offrire a chi è in cerca di avventura. Così Leyla Prasad, una ragazzina con una passione smodata per il mistero e i libri gialli, passa il tempo scorrazzando in bicicletta per le campagne assolate. Finché una mattina, fra i campi di girasoli, trova il corpo senza vita di una bambina. Leyla si sente improvvisamente catapultata in una delle storie dei suoi libri, tanto più che il caso è affidato proprio a sua madre, il vice commissario di polizia Mirella Vergari. In un primo momento i sospetti sembrano convergere su un anziano del posto, un uomo scontroso e solitario, con pesanti precedenti penali. Il superiore della Vergari, il commissario Pantasileo, in cerca di visibilità, spinge per chiudere rapidamente il caso incriminando il vecchio. Ma la Vergari non è convinta della sua colpevolezza e si ostina a indagare, coinvolgendo negli interrogatori anche altre insospettabili figure del paese. Tutti, a quanto pare, hanno segreti da nascondere. Eppure, alla fine, sarà proprio con l’aiuto della figlia che il commissario Vergari arriverà alla verità…



Buongiorno, amici e amiche del Confine dei libri. Il libro che mi ha fatto compagnia questa settimana è “Delitto nel campo di girasoli”, uscito il 10 maggio con Newton Compton, prima opera dell’autrice Marzia Elisabetta Polacco, tra l’altro anche vincitore del concorso letterario “Il mio esordio” dedicato agli scrittori esordienti. 
Il libro si apre con il ritrovamento del cadavere di una bambina, abbandonato proprio in un campo di girasoli vicino a Borghereto, un paesino della campagna umbra che definire tranquillo è quasi un’esagerazione. 
A scoprire il corpo è Leyla Prasad, dieci anni e una smisurata passione per i romanzi gialli. Non le sembra vero di potersi finalmente trovare coinvolta in un’avventura come quelle dei suoi libri, tanto più che il caso viene affidato alla madre, vice commissario Mirella Vergari, che si ritroverà a dover contenere l’entusiasmo e la curiosità della figlia durante le indagini della polizia. Sembra un caso risolto in partenza quando tutti gli indizi portano al vecchio che abita vicino al campo, chiamato “lo Strambo”, ma qualcosa ancora non quadra. Forse la presenza della piccola Leyla non sarà d’impaccio come sembra ma potrebbe essere la chiave per risolvere il caso e trovare l’assassino. 
Eccoci qui lettori, come avete potuto capire ci troviamo di fronte a un giallo un po’ insolito. Gli elementi del genere sono tutti presenti: il ritrovamento di un corpo, in questo caso una bambina di dodici anni, l’indagine seguente portata
avanti secondo uno schema di ricerca degli indizi e l’intera trama incentrata sulla risoluzione del mistero. 
Il dettaglio discordante è che tutta la vicenda ci viene raccontata attraverso lo sguardo di una bambina di dieci anni, Leyla. 
Ma il suo punto di vista non è l’unico, dopo i primi capitoli abbiamo modo di seguire la vicenda anche con gli occhi della vice commissario incaricata alle indagini nonché madre di Leyla, Mirella. Entrambe intelligenti e attente ai dettagli, ma mentre Mirella è sommersa da obblighi burocratici e doveri familiari che le occupano la mente, Leyla è spumeggiante e spensierata, con un pizzico di ossessività compulsiva che la rende maniacale verso l’ordine e la precisione. 
Un evento tragico quale l’omicidio di una ragazzina poco più grande di lei diventa l’opportunità di testare le sue presunte doti di detective e, superato lo shock iniziale, cerca in tutti i modi di intrufolarsi per seguire le indagini in prima persona. Mirella si ritrova quindi a dover contenere l’entusiasmo della figlia, pur dovendo ammettere che la sagacia e la perspicacia di Leyla si rivelano spesso fondamentali. La storia viene quindi raccontata con una sorta di leggerezza che va di pari passo con i duri dettagli relativi all’omicidio senza mai cadere nel macabro. 
Certo dobbiamo mettere da parte alcuni preconcetti. Veniamo catapultati insieme a Mirella nel mondo di Leyla, o comunque dei ragazzini di provincia, un mondo che a quanto pare non è tanto sicuro come sembrava ma conosce già droghe, sesso e morte. Questo spaccato tragico di vita giovanile ci viene però esposto in modo secondario; lo percepiamo e ci disturba ma non ne siamo risucchiati dato che la storia continua a mantenere la leggerezza che la caratterizza pur essendo scritta con un linguaggio maturo, senza mai cadere nel noioso. 
Interessante è anche venire a conoscenza di alcuni personaggi di Borghereto (creato ad hoc dalla scrittrice) che aggiungono folklore alla storia mentre commentano l’evento insolito e più straordinario che il paesello definito “sonnolento” abbia mai dovuto affrontare. Tanta è l’eccitazione generale per la novità che il fatto che sia morta una ragazzina passa in secondo piano. 
In conclusione, ci troviamo di fronte a una chicca da non lasciarsi sfuggire, che non vi deluderà neanche nel finale dato che l’autrice è riuscita a dare il colpo di scena che ci si aspetta in romanzi del genere. Segnatevelo come lettura da spiaggia per l’estate o se proprio come me non resistete, leggetelo subito perché ne vale la pena. 


Manuela 

voto libro - 4.5 Stupendo








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