Vorrei che fosse già domani


Autore: Miriam Candurro e Massimo Cacciapuoti 

Genere: Romance

3 maggio 

Nei corridoi deserti del Tito Livio di Napoli, Paolo cerca tra i suoi post-it quello su cui ha annotato le coordinate per arrivare in classe. Ormai non può più farne a meno. Perché da quando un brutto incidente gli ha fatto perdere il senso dell'orientamento, la sua vita è diventata un insieme di istruzioni numeriche. Ma, in un momento di distrazione, il suo sguardo incrocia due occhi verdi. Quelli dell'esuberante Cristina che, dopo settimane di assenza, si è decisa a rientrare a scuola, anche se non ne ha nessuna voglia. Il loro incontro dura un attimo. Ma quell'attimo indimenticabile è sufficiente a cambiare ogni cosa. Tra bigliettini scambiati sotto il banco e pomeriggi passati sui libri, Cristina, mossa da una curiosità che non riesce neanche a spiegarsi, rompe il guscio dentro cui Paolo si è rinchiuso. Gli fa capire che l'invisibilità non è la soluzione a tutti i problemi. E Paolo, finalmente pronto a lasciarsi andare di nuovo, convince Cristina a non rinunciare alla propria unicità. Insieme sentono di poter fare qualunque cosa. Perché non c'è legame più forte di quello che si conquista ogni giorno. Un legame che niente può spezzare.
Ragazze e ragazzi del Confine dei libri, bentrovati con una nuova lettura tutta ambientata tra i banchi di scuola. Oggi vi parlerò di “Vorrei che fosse già domani”, romanzo a due mani di Massimo Cacciapuoti e Miriam Candurro edito Garzanti.

Paolo e Cristina frequentano la stessa classe al liceo Tito Livio, ma non si sono mai rivolti la parola. Paolo non può perdere la concentrazione necessaria per spostarsi anche solo di pochi metri nella scuola, da quando qualche anno prima un brutto incidente l’ha privato completamente di ogni senso d’orientamento e anche trovare la strada per il bagno è diventata un’impresa. L’unico metodo che ha ideato per garantirsi anche solo un minimo di indipendenza e autonomia è scrivere su alcuni post-it, gelosamente custoditi e nascosti, le coordinate per raggiungere casa e scuola, nascondendo così a tutti il suo handicap. 
Cristina invece si è creata una corazza contro tutto e tutti per proteggersi dal mondo dopo una brutta esperienza col fidanzato della madre ma, come Paolo, ha ottenuto solo un costante isolamento. Entrambi cercano di rendersi invisibili, ma basta che il loro sguardo s’incontri una sola volta per pochi istanti che non possono più tornare indietro. Le loro vite e i loro destini s’incrociano, giorno dopo giorno, passo dopo passo fino a legarsi in maniera indissolubile.

Lo ammetto, quando ho preso in mano questo libro non avevo grandi aspettative. Non so spiegarvi bene il perché, ma leggendo la sinossi avevo immaginato tutto un altro genere rispetto a quello che dopo poche pagine si è rivelato essere non solo un young adult ma quasi un romanzo di formazione che accompagna la crescita interiore dei due protagonisti. Nel primo capitolo ci vengono presentati Paolo e Cristina e fin da subito percepiamo il loro essere spezzati e disillusi, molto lontani dalla spensieratezza che ci si aspetterebbe da due giovani come loro. 
La curiosità di scoprire cosa li ha resi quel che sono è tanta e infatti il secondo capitolo ci fa fare un salto temporale di tre anni indietro per trovare un Paolo e una Cristina molto diversi. Entrambi alla soglia dell’ingresso al liceo, sono ricchi di speranze, aspettative e sogni. 
Paolo è pronto a partire per la prima vacanza senza i genitori, con la famiglia del suo migliore amico, emozionato per quello che considera il primo passo verso l’età adulta. Purtroppo tutti i suoi sogni s’infrangono quando un terribile incidente lo manda in coma e al suo risveglio si trova privato completamente del senso dell’orientamento, facendolo dipendere in modo totale dall’aiuto degli altri, soprattutto della madre. 
Anche Cristina tre anni prima era una ragazza piena di vita, affettuosa verso la madre e tollerante verso i numerosi e continui fidanzati di lei. Proprio uno di questi fidanzati la ferisce nel profondo, mettendola a disagio con attenzioni indesiderate che la spingono a rifiutare la sua femminilità nascente e riversare lo stesso disagio sul cibo, odiando se stessa e il mondo. 
Entrambi cercano l’invisibilità, entrambi vorrebbero scomparire nel mondo e non attirare attenzioni, quasi rifiutando di crescere, ma anzi desiderando di tornare alla sicurezza del prima, dell’infanzia. 
Ci fa tenerezza la loro inadeguatezza verso un mondo che li vorrebbe indipendenti, maturi e sicuri di sé, quando sempre lo stesso mondo li ha in realtà spinti ad alzare muri difensivi verso ogni tipo di rapporto con se stessi e con gli altri. 
Commuove anche il fatto che prima ancora di parlarsi veramente, i due si siano notati a vicenda, seppur non comprendendosi. Paolo sa che non dovrebbe incrociare lo sguardo con quella strana ragazza perché lei capirebbe subito che nasconde qualcosa e comincerebbe a indagare. 
E infatti basta un solo sguardo perché i muri di entrambi comincino a vacillare, perché Cristina s’interessi al ragazzo solitario che cammina sempre guardando a terra e che conta le fermate del bus. In questo scambio di occhiate c’è come un ritrovarsi e un riconoscersi come simili. Non si torna indietro. Il loro rapporto, sebbene titubante all’inizio, è sincero e basato su una fiducia viscerale e innata. Non si conoscono eppure sanno di potersi fidare l’una dell’altro, anche senza dichiarazioni d’amore esplicite, anzi proprio grazie all’assenza di gesti plateali. È un ballo a due in cui ci si muove con cautela, pazienza e estrema dolcezza.

Avete tutti capito che ho apprezzato tanto questo libro, nello specifico la sua scorrevolezza e la sua leggerezza anche nell’affrontare temi che di leggero hanno sicuramente ben poco. 
Lo consiglio a chi vuole rivivere il senso di spaesamento dell’adolescenza con un pizzico di dramma, che nei libri non guasta mai.


Manuela

voto libro - 4.5 Stupendo




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